Spunto di meditazione direttamente dalla giornata di Ritiro spirituale per universitari nella campagna palermitana


I
ntroduzione del Ritiro spirituale per universitari palermitani, predicato da Fratel Massimo Merlino, sabato 17 marzo 2018


Ci sono tanti modi per pregare e fare esercizi e ritiri spirituali nella Chiesa. Tra questi, ci sono dei modi di stare davanti a Dio che sono della Chiesa. Il modo proprio della Chiesa, il suo modo proprio di pregare, è quello di entrare nel linguaggio di Dio.

Si entra nel linguaggio di un altro se lo si conosce almeno un po’. E lo si conosce perché ci si relaziona con lui. Per relazionarti con una persona ti ci devi mettere davanti, fare spazio nella tua mente fra commenti, pregiudizi e sensazioni, e da qui dargli e darti un po’ di tempo, cercare di capire come si esprime, come ragiona, cosa sente. Allora capisci cosa c’è tra voi, cosa vi state dicendo. Capisci se te la stai raccontando, se quanto dice non lo ascolti neanche perché stai lì rielaborando le tue proiezioni, o se ti lasci toccare, se ti sta entrando nel cuore, facendoti vedere cose su te stesso, su di sé e il mondo intorno, sotto un altro punto di vista che non è il tuo. Perché è quello suo: il punto di vista di Dio.

Capire il linguaggio di Dio ci fa entrare nella sua prospettiva.

A questo serve la preghiera, a capire il linguaggio di Dio. A questo serve un ritiro spirituale, a cogliere la sua prospettiva, il suo punto di vista. È la vita spirituale, avere un rapporto con Dio. Ma non solo: si chiama discepolato, camminare con lui.

Dio parla attraverso concetti, immagini e affetti, almeno in modo ordinario. Lui entra in scena e noi stiamo lì, in attesa che la nostra esperienza umana e la sua entrino in contatto,  si tocchino, perché succede qualcosa: un concetto che illumina, una immagine che si apre, un affetto che mi muove. E lì rimango, lo sottolineo, lo cucino a fuoco lento per gustarlo.