Le 2 paure degli studenti universitari nell'affrontare una relazioni con gli altri

    
"Per quanto riguarda le relazioni con gli altri, è particolarmente interessante il fatto che l’asse centrale resta sempre l’IO, perché le relazioni “servono” a star bene, a non sentirsi soli.

La relazione non è un fine, ma è un mezzo.

Si manifestano anche i problemi legati a una impostazione culturale che si traduce in un atteggiamento esistenziale di fondo tendenzialmente egocentrico: infatti, da un lato, la paura più grande e il sentimento più diffuso tra i giovani risulta essere proprio la solitudine;

dall’altra, vi è il timore di fallire, cioè di non raggiungere il modello di riferimento che si persegue in modo per lo più inconscio, posto che il timore di fallire è timore di un fallimento generico, assoluto, integrale.

L’incapacità di pensare ed integrare il fallimento o la mancanza di un equilibrio affettivo si traduce in un rapporto paralizzante con il tempo".

Da "Note conclusive del questionario somministrato nella Cappella della Sapienza – Università di Roma" (S. Tropea – B. Verdolini) riportato da p Giulio Parnofiello SJ al Convegno Nazionale di Pastorale Universitaria, marzo 2018


Schematizzando, secondo questo questionario somministrato all'Università Sapienza di Roma, le relazioni di un giovane con gli altri hanno alla base:

come asse centrale resta l'IO 
le relazioni hanno la funzione di "far stare bene"
la paura più grande e il sentimento più diffuso è la solitudine
un'altra paura è il timore di fallire
questa paura di fallire nella relazione non ha un modello di riferimento ben delineato, ma inconscio
nel tempo, la conseguenza è che la relazione diventa paralizzante.

Quindi da qui si vede che risaltano 2 paure nell'approccio relazionale:

  • la paura della solitudine 
  • il timore di fallire in un rapporto 

La causa di queste 2 paure è, se la vogliamo esplicitare, che, per il fatto che ci si centra in se stessi, e quindi si percepiscono solo le proprie possibilità, non si vede l'altro come risorsa, ma solo come possibile causa di problemi.

Il pericolo è che questa mancanza di fiducia (inconscia) nell'altro, paralizza il rapporto e, di conseguenza, intacca la libertà dell'altro (tipica frase: "non ti riconosco più!").

La domanda ulteriore che ci si dovrebbe fare è: perché ci si centra su se stessi e si guardano solo le proprie risorse?

Ma questo, da una parte non è specificato dal questionario suddetto, dall'altra è uno spunto interessante per un esame di coscienza personale e, perché no, un colloquio con una persona che conosca le dinamiche interne dell'essere umano.